NON BASTA UNA MAIL PER DIFENDERE I PROPRI DIRITTI

Terni -

L’ultimo documento dell’USB sulla situazione del Fondo del salario accessorio al Comune di Terni, è datato 2 Febbraio 2017; quello antecedente l’11 Gennaio. Precedentemente altri ancora sono stati pubblicati.


In ognuno di essi è puntualmente riportata l’evoluzione del Fondo e l’utilizzo delle risorse, nonché lo scenario determinato dallo sblocco dell’istituto delle progressioni orizzontali, temi ora all’attenzione dei lavoratori.


L’USB già 3 anni fa, quando si costituì il terminale associativo e si presentarono le liste per le elezioni della RSU al Comune, andò subito in direzione contraria rispetto a coloro che in quel tempo, convinti di essere gli artefici di una buona produttività determinata dalle scelte sindacali, si pavoneggiavano ufficio per ufficio, ricevendo i complimenti di molti.


Noi, per correttezza e trasparenza, scrivemmo un documento dove evidenziavamo i motivi per i quali quella produttività non era reale, perché “gonfiata” dalle mancate progressioni orizzontali, esprimendo nel contempo le nostre preoccupazioni per i rischi, quelli sì reali, che stavano sempre più materializzandosi per le scelte di metodo dell’A.C., attraverso i tagli operati al Fondo.


Invece di assumersi la responsabilità di decidere autonomamente infatti, l’amministrazione ha preferito affidarsi ai consigli dei profeti della Ragioneria Generale dello Stato, in piena corresponsabilità con tutte quelle OO.SS. che, con sufficienza ed in maniera acritica, si sono approcciate a quelle leggi che regolavano le riduzioni dei fondi in relazione ai pensionamenti. Un lascito ai tecnici ed ai politici di questa amministrazione, pagata però a caro prezzo dai lavoratori.


Ed oggi basta guardare la nuova riforma Madia per capire come, dopo il danno, si stia materializzando una grande beffa. Infatti i nuovi contratti potranno prevedere la stabilizzazione delle risorse variabili. Ergo, chi ha tagliato poco o integrato il fondo nel 2015 nella parte variabile (come poteva essere fatto), potrà vedere stabilizzate quelle risorse. Chi ha invece tagliato molto (nel nostro ente dal 2011 ricordiamo che sono tornati nel bilancio comunale, dal nostro salario accessorio, circa 450.000€) vedrà consolidati quei tagli e non potrà più tornare indietro. Una “sanatoria” vera e propria insomma che non ci riguarda, visto che ancora una volta abbiamo eccelso in “virtuosismo”, trasformando un semplice consiglio in un dogma intoccabile.


Solo adesso qualcuno si cimenta in spiegazioni, magari gli stessi che continuano, da soli, a sottoscrivere accordi sulle progressioni orizzontali senza conoscere l’ammontare del Fondo, senza preoccuparsi se le disponibilità economiche siano sufficienti: sulla “fiducia” insomma…


Comprendiamo quindi l’amarezza ed anche la rabbia delle lavoratrici e dei lavoratori. Particolarmente di coloro che ogni giorno, e sono tanti, ci mettono del loro (esperienza, inventiva, passione) per continuare ad erogare servizi di qualità.


Con altrettanta chiarezza però- citando De Andrè- ci sentiamo di affermare…“ad altra fonte la vostra sete calmate!”.


E’ giunto il momento di abbandonare la concezione dell’iscrizione al sindacato in garanzia del ritorno di piccoli vantaggi personali. E’ necessario a nostro avviso riabbracciare un concetto di tutela e di dignità del proprio ruolo e pubblica funzione, che guardi in modo allargato alla sfera dei diritti generali ed universali, se non vogliamo sprofondare nella sterile difesa del proprio orticello.
Oggi la linea politica di molti sindacati si ferma proprio lì, al perimetro ed alla difesa del piccolo ed irrisorio privilegio o vantaggio del singolo. Tale approccio miope e limitato, ha determinato la metamorfosi di quelli che sono stati storici baluardi sindacali votati alla difesa della dignità e dei diritti dei lavoratori, in vere e proprie società di servizi, dedite magari ad attività che nulla hanno a che vedere con il mondo del lavoro.


Per questo è necessario tornare al passato, per riscoprire la capacità ed il coraggio di mettere in campo il conflitto nel mondo del lavoro, per la riconquista e la difesa dei diritti che i nostri nonni ed i nostri padri ci hanno consegnato.


Bisogna imporre una netta virata in questo Paese, una strambata, affinché si torni a quei modelli.


Per questo abbiamo costituito l’USB anche al Comune di Terni, per giungere non tanto ad un cambiamento, ma ad un ritorno alle origini, per riscoprire l’essenza della vera attività sindacale, fatta di mobilitazione e del pieno riconoscimento della rappresentanza.


La prima cosa per essere sindacato di lotta è la credibilità, che si acquista con la competenza, la trasparenza e la correttezza verso i lavoratori e, soprattutto, con l’indipendenza dalla classe politica.

L’USB ogni giorno cerca di essere tutto questo.


Non si potrà recuperare quanto perduto al Comune di Terni, ma almeno ci aspettiamo che le altre OO.SS. dopo aver finalmente ammesso l’errore compiuto nel contratto decentrato, con l’introduzione della limitazione al 50% degli aventi diritto per la progressione economica orizzontale, torneranno insieme alla RSU ad evitare od almeno attutire ulteriori tagli al Fondo (se ci saranno), esercitando la fatica del concetto e non prendendo per buona la prima opzione del primo profeta che passa.


E’ necessario a nostro avviso arrestare un processo di depauperamento progressivo di risorse che, se dovesse continuare, porterebbe allo sfaldamento dei servizi.


E’ chiaro all’USB che la politica vuole cogliere proprio questo obiettivo, per agevolare le politiche di esternalizzazione e la svendita dei servizi pubblici ai privati.


Speriamo che almeno questo sia ben chiaro a tutti.

Unione Sindacale di Base-Comune di Terni