Comune di Terni, chi si gonfia non potrà mai volare

Terni -

I lavoratori ed i cittadini del Comune di Terni stanno attraversando sicuramente il momento più buio e difficile dal dopoguerra ad oggi, perché mai l’istituzione più importante e vicina al territorio ha sofferto la condizione del dissesto finanziario, con tutte le preoccupazioni ed incertezze che questo comporta, sul versante del mantenimento di servizi essenziali e dell’aumento del quadro dei costi per l’utenza.


Per questo di tutto oggi si ha bisogno, fuorché di coloro che ne approfittano per fare propaganda, demagogia e cattiva informazione.
Ci riferiamo in particolare ad alcune comunicazioni fatte transitare nei giorni scorsi tra i lavoratori del Comune, i quali, ne siamo certi, sono perfettamente in grado di valutarne la ridotta attendibilità, in quanto dotati di adeguati strumenti di conoscenza e culturali.


La richiesta per una trattativa sulla produttività è stata inviata dalla RSU lo scorso 18 Gennaio all’A.C. In tale richiesta la RSU manifestava tutta la preoccupazione sulla situazione e sollecitava un incontro per chiudere l’accordo prima della possibile dichiarazione di dissesto, ora diventato realtà. Tale esigenza era stata evidenziata, non certo per la necessità di mettere in sicurezza qualcosa, ma per arrivare ad una erogazione certa delle risorse esistenti, nel mese di febbraio.


Il fondo, illustrato nell’ultimo incontro, presenta un aumento rispetto al 2016 di circa 75.000 €, ed è scaturito da una semplice operazione matematica tra la reintroduzione delle risorse della RIA, precedentemente sottratte, e la riduzione di altre risorse (aumento contrattuale del 2006), giudicate non più legittime dall’A.C. Un’operazione che l’amministrazione si era impegnata a fare sin da subito, anche se contestata da tutti i sindacati, perché non si riteneva un obbligo togliere quella parte di risorse, né ciò era stato chiesto da alcun organo di controllo.


Nulla hanno a che vedere quindi, con l’operazione suddetta, le inutili conciliazioni della Uil, tantomeno gli annunciati ricorsi della Cgil e Cisl, che avranno un loro diverso percorso ma, come da qualche tempo avviene, davanti alla pericolosa debolezza/connivenza sindacale della triplice ed al tentativo, da parte della Uil, di delegittimare la RSU, cosa che ha indebolito ancor di più il fronte sindacale: l’Amministrazione ha deciso tutto per proprio conto, infischiandosene di chi è solito muovere le acque per poi sedersi a controllare che le stesse si calmino.


Tanta però è la voglia di apparire primi della classe, che la Uil nel suo volantino compie un grossolano errore. Asserisce infatti, che il fondo risulta maggiore “nonostante siano state finanziate le progressioni orizzontali per 150 persone” e continua ad avventurarsi in una previsione ad oggi per niente scontata, affermando cioè che le stesse progressioni saranno “per tutti coloro che erano rimasti indietro”.


È giusto invece spiegare, che le progressioni individuate non agiscono i propri effetti economici sul fondo 2017, ma su quello del 2018. Quindi è semplicemente scontato che né il fondo né la produttività 2017 potessero essere ridotti da questa quota di spesa. Vedremo nel 2018 quello che succederà: se i risparmi dovuti ai pensionamenti, aiuteranno a coprire la cifra necessaria alla spesa per le progressioni, o se il rischio della riduzione della produttività esiste ed è concreto.


Sempre per correttezza e per amore della verità, diciamo anche che, se è vero come è vero che le progressioni avverranno a Maggio, e quindi dopo le elezioni per il rinnovo della RSU, non è per niente scontato che sicuramente sarà “chi è rimasto indietro” a beneficiarne. Non si è voluto correggere infatti, benché ostinatamente richiesto dalla componente USB in RSU, il poco edificante errore sui requisiti di accesso stabiliti nel contratto decentrato, ma si è preferito invece affidarsi al buon cuore dei dirigenti.


Sarà ora importante capire cosa succederà con il dissesto anche se, ad una prima verifica della legge, si può già tentare di immaginare la situazione che si potrebbe determinare.


Per quanto concerne il salario accessorio, la diminuzione potrebbe riguardare solo la parte variabile, ove sono rimaste poche decine di migliaia di euro, essendo stato in questi anni stabilizzato quasi tutto.
Per i livelli occupazionali invece, non dovrebbero esserci particolari problemi, dato che il rapporto numerico cittadini/dipendenti è molto al di sotto di quello previsto dalla legge, così come la spesa per il personale si attesta ai minimi storici.


Non è un caso che da tempo, l’USB, tiene a ricordare a tutti, in primis alle forze politiche ed ai cittadini, che il personale del Comune di Terni è diminuito in questi anni di quasi 150 unità, determinando risparmi per la spesa di quasi 5 milioni di euro l’anno.


I lavoratori di questo Ente hanno già dato, e stanno facendo fronte a significativi aumenti di carichi di lavoro, con forte sacrificio. Basti osservare, oltre alla riduzione nei numeri, che oltre il 70% dei dipendenti comunali ha un’età anagrafica che supera i 50 anni e solo l'8% è al di sotto dei 40 anni.
Guardare all’attuale modello organizzativo, e prenderlo in esame quale possibile bacino utile per ricavarne ulteriori risparmi da offrire al risanamento delle casse comunali, sarebbe irrazionale e controproducente.


La Uil dice che saranno i lavoratori del Comune a pagare il doppio prezzo, perché lavoratori e cittadini: in verità, come dimostrato dall’USB, i lavoratori stanno già pagando da molto tempo!


Ricordiamo le nostre battaglie contro la demenzialità dei tagli al salario accessorio, agli errori sul contratto decentrato, agli aumenti dei carichi di lavoro determinati da una riduzione di personale dovuta non solo al blocco delle assunzioni, ma anche alle molte mobilità interne effettuate per soddisfare lo status di qualche ex assessore. E poi, lo scempio perpetrato a danno dei Servizi Educativi, all’indegna situazione che le lavoratrici ed i lavoratori della BCT quotidianamente sono costrette/i ad affrontare riuscendo, nonostante tutto a dare servizi di livello. Una situazione, insomma, che pesa da tempo e che non abbiamo mai smesso di denunciare.


Ora aspettiamo il rinnovo contrattuale, un rinnovo che vedrà USB fortemente critica: troppo lo scarto tra le misere risorse previste e quelle necessarie per dare dignità ad un rinnovo atteso dopo 9 anni di blocco, troppe ed offensive le rinunce richieste anche sul piano dei diritti.


Non rientra nel nostro DNA far pagare ai lavoratori un piatto di lenticchie a caro prezzo, magari tentando di farle passare per tartufo.
Continueremo a percorrere la strada della verità sempre e comunque.
Per rispetto dei lavoratori, e per la loro e nostra dignità.


Federazione USB P.I.        
Fabrizio Collazzoni
Cinzia Colagrande