Comune di Terni e Servizi Educativi: USB sulla didattica a distanza

Scuole chiuse e insegnanti e studenti alle prese con la didattica a distanza: una modalità nuova che costringe molti a fare di necessità virtù, i risultati forse dovranno essere valutati tra qualche settimana, ma è facile immaginare che la situazione sia tutt’altro che omogenea, poiché le variabili sono pressoché infinite e perché, diciamocelo, il rischio che si approfondiscano le disparità sociali è estremamente alto: le componenti e gli aspetti sono molteplici e soprattutto l’impatto sui bambini ed i ragazzi, appunto, ancora non è valutabile.

Contrariamente a quello che la maggior parte delle persone con tutta probabilità pensa, la didattica a distanza non deve essere intesa in maniera “restrittiva”, come riservata ai bambini e ai ragazzi, della scuola primaria, delle medie e delle superiori. Nel nido e nella scuola dell’infanzia si può svolgere, e si svolge, una peculiare tipologia di attività educativa e didattica, che necessita, più di quella delle scuole di grado maggiore, del continuo confronto e della quotidiana mediazione reciproca con le famiglie, per cui la didattica a distanza in realtà è attuabile anche con i bambini piccolissimi, a patto che la famiglia abbia la possibilità (sulla volontà non ci sono dubbi!) ed i mezzi tecnici per mettere a disposizione la propria mediazione.

Quello che è chiaro è che, in assenza di una riflessione condivisa sulle implicazioni pedagogiche della didattica a distanza, mai seriamente affrontata a livello nazionale, né territoriale, gli insegnanti di ogni ordine e grado si sono trovati costretti ad accelerare e, in molti casi ad improvvisare, anche a causa delle pressioni dei dirigenti scolastici. Situazione analoga quella dei Servizi Educativi Comunali, nei quali, ad una messa in campo di tutte le competenze, risorse e mezzi, in primis personali, delle educatrici e delle insegnanti, non hanno corrisposto né la disponibilità, né il supporto, né la concreta intermediazione relativamente agli strumenti informatici. Meno che mai, per educatrici ed insegnanti dei S.E.C., c’è il riconoscimento dell’effettivo mantenimento della relazione con le famiglie, che è stato e continua, peraltro, ad essere di un livello quali-quantitativo molto più elevato di quanto ad esse sia consentito dai mezzi messi a disposizione dall’amministrazione.

Le insegnanti e le educatrici fin da subito, in virtù della professionalità che le contraddistingue, hanno proposto varie iniziative in merito, chiedendo l’autorizzazione alla direzione dei servizi educativi, per attivare la didattica a distanza con le famiglie delle bambine e dei bambini iscritti, consapevoli dell’importanza di mantenere il contatto, tanto più trattandosi di bimbi di una fascia di età nella quale la relazione sensoriale (almeno visiva ed uditiva, essendo impossibile il contatto fisico) è determinante per la relazione e la fiducia. Tale iniziativa andava supportata con l’attivazione di piattaforme da parte dell’Ente, per superare la fase iniziale, nella quale il personale ha utilizzato i mezzi ed i dispositivi personali.

Di fatto, dopo alcuni giorni dall’inizio della sospensione dell’attività didattica, nei quali è stato comunque imposto al personale di recarsi ogni giorno presso le scuole, senza alcun intervento di sanificazione degli ambienti, solo per decreto governativo (non certo per senso di responsabilità) si è arrivati ad ufficializzare l’attivazione di percorsi di smart working e didattica a distanza, senza però preoccuparsi di fornire gli strumenti tecnici, linee guida e formazione specifici. La didattica a distanza è stata dunque avviata nell’immediato, dalle insegnanti con mezzi e tecnologie proprie, ma i responsabili dei S.E.C. avrebbero dovuto, subito dopo, attivare piattaforme e canali adeguati per la condivisione dei materiali, prevedere la formazione per l’uso di tali tecnologie e supporti, così come degli specifici linguaggi, invece di limitarsi a scaricare sul personale il compito di studiare le varie piattaforme digitali (compito che le insegnanti hanno svolto in auto-formazione), arrivando, addirittura, a chiedere di provvedere ad attivarle, senza porsi nemmeno il problema di eventuali carichi economici.

Viene persino chiesto ad insegnanti ed educatrici di svolgere compiti – vedi la redazione del Piano dell’Offerta Formativa – che, come avviene nella scuola statale, devono essere assegnati fornendo propedeuticamente modelli, linee guida e formazione specifica: senza tali presupposti, affidare questo compito alle insegnanti è privo di senso e denota una disarmante incompetenza generale e sulle questioni specifiche.

Si chiede addirittura di proporre e di lavorare sulla futura applicazione nei servizi di scale di valutazione della qualità, senza la necessaria formazione su quegli strumenti, oltretutto diversi per ogni servizio, cosa che renderà praticamente impossibile la rilevazione degli indicatori da parte di soggetti esterni alla singola scuola ed anche fare una lettura comparata (sempre che la somministrazione venga portata a compimento) dei risultati e quindi una valutazione oggettiva dei livelli qualitativi dei servizi.

Non si tratta, dunque, solo di assenza di supporto e di mancanza dei necessari strumenti informatici: al personale si chiede, oltre alla progettualità educativo-didattica ed alla documentazione nell’ottica delle dinamiche della didattica a distanza, di svolgere “compiti” che non attengono al loro profilo, poiché di tipo organizzativo e progettuale generale, e che, non svolti per un intero anno scolastico da quelle figure a cui sono assegnati – basti, per tutti, citare la formazione e l’aggiornamento permanente – vengono all’improvviso “riscoperti” ed utilizzati, anch’essi per avere visibilità, per dare dimostrazione di saper imporre una produttività qualsiasi, purché sia. Emblematico è il comunicato apparso nel primo pomeriggio del 9 aprile, relativo alla didattica a distanza attivata dal laboratorio Aula Verde: non si comprende la fretta di pubblicare solo le opportunità offerte da quel servizio, invece di proporre alla città una visione complessiva di tutto quanto si sta facendo, riconducibile nell’alveo della didattica a distanza per i più piccoli, con un comunicato che ricomprenda i materiali prodotti ed i contributi di tutti i servizi educativi comunali, che peraltro sono già stati messi a disposizione da educatrici e insegnanti.

In quest’ottica impositiva, nella quale una dirigenza inadatta abdica al suo ruolo ed alle sue responsabilità, avendo come unico obiettivo il controllo autoritario del personale, va certamente vista anche l’insistenza caparbia a contravvenire a quanto stabilito da un accordo sindacale decentrato, rispetto al calendario scolastico ed al monte ore per attività integrative, con la richiesta di prestare servizio in presenza ad agosto, per attività che, tra l’altro, sarebbe più opportuno venissero svolte entro il mese di giugno, in modalità di video conferenza: ma forse manca la competenza anche solo per immaginare una tale soluzione.

Una situazione, insomma, della quale questa Amministrazione detiene tutte le responsabilità e per la quale si palesa un rischio di riduzione del livello di qualità di servizi importanti, quali sono quelli che si occupano dell’educazione e della crescita dei più piccoli.

 

 

USB P.I. Comune di Terni

Terni, 10 aprile 2020

 

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