LA FEDERAZIONE USB DICE "NO A RICETTE PRECOSTITUITE SU ASM, LONTANE DALL'INTERESSE DEI CITTADINI E DEL TERRITORIO"

Terni -

Non ci stupisce la replica dell'Ass. Piacenti sulla vicenda "vendita ASM". Ne conoscevamo le sue inclinazioni da tempo.
Egli è il fulgido esempio di come si possa essere "più realisti del Re".
Infatti, il decreto sui Servizi Pubblici locali, adottato in delega dal Governo Renzi, è la chiusura del cerchio di un’operazione che parte da molto lontano e cioè quella della svendita e messa sul mercato di asset importanti di aziende pubbliche che, se gestite con oculatezza, possono essere redditizie.
Due sono gli elementi da tenere in considerazione:
•    le aziende come ASM erogano servizi fondamentali, non eventuali, per la collettività, necessari e sono, a tutti gli effetti, un pezzo di welfare locale che storicamente si è costruito e rafforzato sul territorio;
•    in quanto servizi fondamentali, potremmo usare il termine "essenziali", sono comunque a "domanda garantita" e quindi un ottimo investimento per un qualsiasi soggetto che voglia ricavarne profitto.
Così ha operato il governo Renzi con il decreto che di fatto privatizza le ultime aziende pubbliche rimaste a gestione del territorio, proponendo come punto di riferimento quello delle aziende, anche pubbliche, purchè quotate in Borsa.
Lo stesso Consiglio di Stato, nel parere sul decreto, sottolinea con preoccupazione una maggiore attenzione posta dalla norma alla tutela della concorrenza e del mercato, rispetto a quella della garanzia del servizio pubblico. E lo stesso Consiglio evidenzia anche una previsione da correggere e cioè che le reti debbano rimanere di proprietà pubblica (cosa non garantita dalla recente norma).
L'assessore Piacenti si spinge oltre: già prefigura un luminoso futuro alla nostra azienda pubblica attraverso la quotazione in borsa.
Ma l'assessore dimentica di informare gli ignari cittadini che il modello delle aziende quotate in borsa segna il predominio della logica finanziaria, incentrata sulla distribuzione dei dividendi ai soci, pubblici e privati, sul riferimento fondamentale al corso azionario e sulla massimizzazione dei profitti a breve.
La cartina al tornasole, per stare ai nostri giorni, forse è data dalla repentina perdita di valore delle azioni Acea, nei giorni scorsi, dopo che la candidata sindaca Raggi aveva dichiarato che, in caso di vittoria del Movimento 5stelle, avrebbe messo mano, in termini di recupero del ruolo pubblico di governo, dentro la governance di Acea.
Non quindi un peggioramento del "prodotto" (il servizio reso), ma "il battito di ali di una farfalla" che ha provocato, come spesso succede nel mondo finanziario, la compromissione del titolo azionario.
Ma non solo, se andassimo a verificare l'andamento economico delle "4 sorelle pubbliche quotate in borsa (Iren, A2A, Hera ed Acea)" negli ultimi anni, potremmo verificare che il quadro che emerge rispetto alla distribuzione dei dividendi e degli utili chiarisce ogni dubbio sulla vera finalità delle grandi aziende quotate. La loro vocazione non è produrre servizi pubblici, ma distribuire dividendi ai soci pubblici e privati, i primi (come il Comune di Terni) in cerca di risorse per far fronte alle difficoltà di bilancio, i secondi in cerca di profitti. Il quadro che emerge è infatti eclatante: in termini cumulati le 4 grandi multiutilities nel periodo 2010-2014 distribuiscono più dividendi rispetto agli utili che producono, il 113%.
Solo questo dato dovrebbe far riflettere l'Ass. Piacenti; le quotate in borsa, a lui tanto care, stanno dentro "l'economia del debito" nel senso che, anche per garantire una quota significativa di dividendi, si indebitano scaricando sulle generazioni future i risultati di oggi.
Altra cosa invece è ragionare su un dimensionamento ottimale di queste imprese, a salda guida e gestione pubblica, che devono avere un bacino tale da garantire loro la tenuta del ciclo integrale del servizio.
Ma questa è una altra storia che saremmo ben felici di poter discutere dentro il riassetto del piano regionale dei rifiuti, anche alla luce delle "performance" ottenute dalle attuali aziende miste, con partecipazione del socio privato.
Come sempre, noi siamo disponibili a confrontarci con chi si vuole confrontare e non ha ricette precostituite basate su interessi che sono di gran lunga distanti dall'interesse pubblico.