LO STATO SI RITIRA DAL TERRITORIO: CHIUSI DIVERSI UFFICI CAMERALI.

Perugia -

C’è stato, nell’ultima riunione di contrattazione sindacale convocata  intorno ai primi di novembre, un accenno, abbastanza acceso, alla programmazione per l’anno 2015 che avrebbe portato, evidentemente, diminuzioni sulle attività in ordine di risorse.

 

Si discusse su un documento molto approssimativo ma, soprattutto, ritenemmo che l’argomento avrebbe meritato confronti e attenti approfondimenti per mantenere  livelli occupazionali e servizi.

 

C’è stata, successivamente e soprattutto precipitosamente, una produzione di atti di giunta della Camera di Commercio di Perugia che hanno portato alla definizione della delibera n. 185 del 28/11/2014 ” Documento di programmazione pluriennale 2015-2017 e relazione previsionale e programmatica per l’anno 2015” ispirata alla riduzione dei costi di funzionamento e alla razionalizzazione dell’organizzazione generale dell’Ente.

 

Il risultato ottenuto  è stato che  l’ente, senza il minimo confronto con le ooss ha proceduto tagliando servizi e professionalità, modificando in tal modo e  molto pesantemente il proprio assetto organizzativo.

 

Sono state chiuse le sedi decentrate, quindi, un arretramento della Camera di commercio dai territori, sottraendo qualificati servizi erogati e favorendo l’allontanamento dalle imprese che, proprio in questo difficilissimo momento, dovrebbero essere sostenute e accompagnate.

 

E’ stato interrotto il servizio di biblioteca che, nella sua specificità, è patrimonio e fonte informativa di grande rilievo a livello di formazione,  ricerca e di cultura d’impresa. Molto apprezzata soprattutto da una qualificata utenza esterna universitaria e di ricerca;  per non parlare delle persone che per ben 20 anni hanno prestato servizio specializzandosi nel settore, acquisendo professionalità e competenze su cui lo stesso ente ha investito per un lungo periodo.

 

Riteniamo le azioni messe in atto, oltre che lesive del diritto d’informazione e dannose dal punto di vista occupazionale, illegittime poiché l’organo deliberante non è stato riconosciuto dagli organi di controllo ministeriali.

 

Abbiamo chiesto e continueremo a chiedere con forza  il ritiro degli atti prodotti e l’apertura di un tavolo di confronto in cui si possano trovare soluzioni volte a  mantenere servizi e professionalità che vanno, a nostro avviso, internalizzati.