LO STATO TORNI AD ASSOLVERE AL SUO RUOLO STRATEGICO E LE ISTITUZIONI FACCIANO LA LORO PARTE
Apprendiamo da una nota emessa dall'Ufficio Stampa del Comune di Terni, che ieri il Sindaco Leonardo Latini, il Vicesindaco Andrea Giuli e l'Assessore Stefano Fatale, si sono recati nello stabilimento di Acciai Speciali Terni per una visita di cortesia utile alla visione delle misure messe in atto per la prevenzione del contagio da “Coronavirus”. Nella stessa nota viene riportato che il Sindaco ha incontrato alcuni rappresentati sindacali. Visto che nessun membro della RSU di USB o della Federazione USB di Terni ha avuto la fortuna di incontrarlo, utilizziamo il comunicato stampa come unico strumento a nostra disposizione per dire quello che abbiamo sempre sostenuto sui tavoli aziendali e che avremmo avuto il piacere di comunicare al primo cittadino, solo se ce lo avesse permesso.
Vorremmo precisare che le azioni aziendali di contenimento e salvaguardia della salute, da considerare emergenziali, sono state ottenute grazie alla lotta dei lavoratori: vale la pena ricordare che sono state proclamate nello stabilimento 48 ore di sciopero.
Di fronte ad un evento storico dalla durata imprevedibile continuiamo a credere che, come sostenuto anche dall'Istituto Superiore di Sanità, debba essere modificata l'organizzazione del lavoro, mettendo al centro la salute e non il profitto.
Si deve ipotizzare la riduzione dell'orario di lavoro, agendo sui turni, perché il fattore tempo aumenta il rischio del contagio; vanno eventualmente preventivate anche pause più lunghe in modo da poter avere un recupero psicofisico sufficiente rispetto all'aumento dello stress correlato causato dall' utilizzo continuativo delle mascherine e, soprattutto, vanno ripensate le postazioni di lavoro in modo da garantire che la distanza del metro, come più volte riportato dall'OMS, sia fatto certo per tutti i lavoratori.
La RSU e la RAB di USB in AST, non accetta nessuna scorciatoia su tali interventi e rigetta da subito ogni processo di riorganizzazione strisciante che l'azienda vorrà mettere in atto, come il tentativo di attuare la flessibilità selvaggia nascondendosi dietro la rotazione per una corretta attuazione della Cassa Integrazione, cosa già annunciata per i lavoratori delle due linee di colaggio di bramme, che va a sommarsi ad un rischio di continuazione del percorso di terziarizzazione di servizi. La crisi sanitaria in atto non può essere usata dall’azienda per ristrutturare lo stabilimento.
Nel contesto che stiamo vivendo, dove tutti parlano di scenario economico post bellico, il Sindaco si sarebbe dovuto fare parte attiva in difesa dei lavoratori, proponendo dapprima un incontro con la RSU, anziché nascondersi dietro a comunicati inefficaci e tardivi, preferendo l’interlocuzione e il confronto con chi detiene i rapporti di forza.
La riapertura forzata che abbiamo subito in AST, con l'autorizzazione e la responsabilità di fatto del Prefetto, per la produzione di 50 mila tonnellate (di cui 12 mila da bramme provenienti dall’Indonesia), è solo il tentativo messo in atto dal management di contenere le perdite di fatturato determinate dalla crisi Covid-19 e non ha nulla di strategico. In questo modo si mette a rischio sanitario una intera comunità, e il fatto che la fase emergenziale non sia ancora conclusa è testimoniato dall’introduzione della zona rossa in alcuni Comuni della provincia.
L’ USB, visto anche il prolungamento del lockdown fino al 3 maggio comunicato dal Presidente del Consiglio nella conferenza stampa del 10 aprile, non è più disponibile ad accettare il ricatto fra salute e lavoro.
Per noi le produzioni non essenziali devono rimanere ferme!
Il sito di AST ha bisogno di investimenti che vadano nella direzione del ripensamento del luogo di lavoro, per la concreta difesa della salute dei lavoratori, di investimenti ambientali che sappiano tutelare i lavoratori e l’intera comunità ternana; ha bisogno di investimenti che vadano nella direzione di innovazione di prodotto e di processo. Acciai Speciali Terni deve diventare il soggetto strategico per un modello di economia alternativo, dove al centro torni ad essere il benessere generale.
Davanti all’evidente fallimento di trent'anni di liberismo, che ha portato alla finanziarizzazione dell'economia, è urgente che lo Stato torni a svolgere il ruolo strategico che gli compete e non solo quello “finanziario e di cassa”, a salvaguardia delle aziende che falliscono nelle crisi cicliche insite del sistema capitalistico, delle quali COVID-19 potrebbe non essere l’ultima.
Oggi molte organizzazioni, politiche e sindacali, tornano a parlare di nazionalizzazione, dando ragione a chi, come USB, da sempre porta avanti una battaglia per far tornare le produzioni strategiche in mano al controllo e alla pianificazione pubblica.
La storia ci ha assolto.