Regione Umbria e Busitalia nord: un po’ di memoria storica non guasta
Alla fine di settembre 2019 l'assessore Enrico Melasecche annuncia ai sindacati tutti di voler tagliare i servizi perché a suo dire c'è bisogno di recuperare 6 milioni di euro. USB Lavoro Privato apre una vertenza sindacale affinché il servizio torni in mano pubblica come azienda Unica Regionale anche al fine di risparmiare 8 milioni di euro annui di denaro pubblico che sono, di fatto, gli utili di BusItalia nord; chiaramente nessuno ci ascolta
A seguito della pandemia, alle aziende, arriva il 100% dei contributi statali del fondo nazionale per il Tpl ma la società, come la stragrande quantità delle aziende del settore, mette una grande quantità della forza lavoro in cassa integrazione che, sostanzialmente, si ritrova a metà stipendio; riduce i servizi del 70%, sospende assicurazioni, costi carburante, manutenzioni azzerando i costi dell’usura dei mezzi; tutto sotto gli occhi di tutti, soprattutto sotto il silenzio assenso dei sindacati complici.
E’il 13 maggio 2020 quando l’assessore della Regione Umbria, Melasecche, incontra aziende e sindacati; una riunione dalla quale emerge chiaramente cosa stia accadendo. La grande opportunità, oseremo dire “il grande affare”, è sotto gli occhi di tutti, mai come in questo momento sono a disposizione una enorme quantità di soldi pubblici, è palese che si vogliano utilizzare a saldo dei tanti debiti accumulati negli anni dalla regione nei confronti aziende esercenti Trasporto Pubblico Locale.
Nella riunione si tenta di estromettere la presenza dell’Unione Sindacale di Base negando il permesso sindacale alla nostra RSU che comunque ha partecipato. A questa forzatura la società BusItalia risponde con un provvedimento disciplinare concluso con 2 giorni di sospensione dal lavoro e dalla paga ai danni della nostra RSU.
Ora, a giochi fatti, sarebbe necessario che l'assessore Melasecche dimostrasse un minimo di onestà ammettendo con chiarezza come abbia risanato i debiti con le aziende del settore.
E’ palese che i debiti, come USB Lavoro Privato ha sempre denunciato, sono stati trasmessi sulle spalle dei lavoratori che si sono visti deturpati delle proprie ferie, che si sono visti messi in cassa integrazione a metà stipendio al solo fine di far sì che l'accordo di rientro economico per le aziende si fosse concretizzato.
Moltissimi i lavoratori hanno partecipato alle mobilitazioni promosse dall’USB fino ad arrivare alo sciopero del giorno 16 dicembre nel quale circa il 70% dei lavoratori hanno incrociato le braccia senza alcuna intenzione di rinunciare ad una giusta rivendicazione nella convinzione che bisogna riappropriarsi di quanto gli sia stato sottratto e, per estrema chiarezza, parliamo di un furto che in media si aggira ai tremila euro procapite.
L’Unione Sindacale di Base Lavoro Privato continuerà attraverso ogni mobilitazione utile a sollecitare tutte le istituzioni nel fare chiarezza su questa volgare aggressione fatta ai danni delle tante famiglie coinvolte.
USB Lavoro Privato, federazione Regione Umbria