SCIOPERO USB DEL 25 NOVEMBRE

Ieri è stata una giornata di lotta nazionale indetta dalla USB nella Sanità, nel Trasporto Pubblico Locale, nella Scuola e servizi educativi. Nelle varie città dove si è manifestato, forte è stata la condanna delle scellerate politiche degli ultimi decenni con i tagli ai servizi e allo stato sociale, oltreché degli inaccettabili ritardi di Governo e Regioni nel fronteggiare la pandemia.

 

In Umbria, la gestione dell’emergenza sanitaria si sta caratterizzando nel solo e unico tentativo di ridurre ancora di più il controllo e la gestione pubblica in favore del profitto, seguendo i voleri delle classi dominanti e dei governi precedenti. I cittadini umbri hanno una sanità regionale ridotta all’osso, oggi impossibilitata a gestire una crisi pandemica come questa e che deve subire anche il supporto dell’esercito come nei paesi teatri di guerra, si vede in queste settimane togliere la degenza ordinaria e la chirurgia in favore delle cliniche private, dopo che da anni la politica dell’accorpamento e della centralizzazione ha chiuso ospedali e presidi sanitari di base, creando un forte squilibrio territoriale e la precarizzazione del lavoro.

 

Nel TPL si disapprova una gestione, di fatto privatizzata, che applica una sistematica contrazione del servizio per i cittadini, non rispettando né la tutela della salute e della sicurezza collettiva né i diritti dei lavoratori. Una condotta che la USB contrasta decisamente, ma che trova il lasciapassare, oltre ad una condivisione dei due schieramenti politici, anche di organizzazioni sindacali impegnate ad una opposizione di facciata. A dimostrazione dell’efficacia delle lotte della USB, proprio nel settore del TPL ci sono state importanti adesioni allo sciopero in Umbria, con punte del 50% nella provincia di Perugia.

 

Nel comparto della scuola e della pubblica istruzione, la USB ha richiesto con forza ed urgenza massicce assunzioni, stabilizzazione dei lavoratori precari, forniture agli studenti di apparecchiature digitali, interventi nell’edilizia scolastica, potenziamento della medicina territoriale e dei dipartimenti di prevenzione.

 

La giornata di lotta nella nostra regione ha visto impegnate le tre federazioni più grandi, Perugia, Spoleto e Terni e, in questo contesto, il presidio a Spoleto si è incentrato sull'obiettivo di rilanciare la lotta per la sanità pubblica e per l'immediato ripristino di tutte le attività dell’ospedale cittadino, oggi cancellate dalla decisione del governo regionale a guida Lega che lo ha trasformato in ospedale Covid. Una grande e significativa presenza popolare e gli interventi delle associazioni che si sono battute con più coerenza per la salvaguardia integrale di tutti i servizi preesistenti, hanno fatto del presidio presso il San Matteo, il punto di partenza della mobilitazione di quella parte della città che non intende affatto mollare e accettare lo stato di fatto, in attesa che si materializzino “ le promesse” della presidente Tesei.

 

Negli interventi si è ribadito come la lotta sia una sola, vincere sull’ospedale e sulla sanità pubblica vuol dire fare più forte la lotta per garantire i servizi sociali per i lavoratori e per quella parte di popolazione povera o impoverita, che ha perso il lavoro o è costretta a lavori sempre più pesanti, con salari insufficienti o da fame non solo in questi tempi di covid.

 

E’ evidente che per la USB Umbria non è per niente sufficiente tornare ad una situazione pre-covid ma, in una regione come la nostra, dove si stanno da tempo attivando una serie di conflitti su tutto il territorio, serve connettere le rivendicazioni localistiche e costruire così un conflitto regionale che sappia anche dare una proposta generale opposta a quella di tutta la classe dirigente.

 

 

Perugia, li 26 novembre 2020

 

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