UNICITÀ DI CONDIZIONE, VERTENZA UNICA!

Terni -

Nei giorni scorsi in Ast si sono susseguiti avvenimenti importanti che non vanno sottovalutati: in primo luogo la vicenda dei controlli, da parte delle autorità competenti, sugli scarichi e sulla produzione di rifiuti da processo; in secondo luogo lo sciopero proclamato dalle OO.SS. circa la rottura della trattativa per l'organizzazione del lavoro presso il reparto pix.
Questi due avvenimenti mettono in evidenza due elementi: la volontà aziendale di gestire lo stabilimento senza interferenze e la incapacità delle OO.SS. di produrre indagine, quindi analisi, che porti ad avere una panoramica completa delle condizioni in cui avversa la fabbrica e che non farebbe invece navigare a vista.
Sulla vicenda dei controlli si è assistito al solito asse azienda/istituzioni: da un lato Regione, Comune, Arpa, che ammettono lo sforamento dei parametri-in questi casi il rischio è di una sospensione dell'aia- ma che non lo giudicano (dati alla mano) tale da mettere a rischio l'ambiente e la salute; dall'altro l'azienda che si barrica dietro le rassicurazioni circa il rinnovo impiantistico, mettendo sul piatto la certificazione ambientale ISO14001. Tale certificazione di fatto non pone paletti e non obbliga le aziende ad investimenti e modifiche impiantistiche, ponendosi quindi solo come mera carta d'intenti. Quindi? Si inquina, ma l'importante sono i buoni intenti.
Dov'è finito il controllo popolare di cui le istituzioni -Arpa, Regione, Comune e sindacati- dovrebbero essere garanti? Dov'è finita la cultura metodologica dell'indagine che è base del lavoro politico e sindacale? Ci chiediamo: Il continuo sforamento dei parametri ambientali, visto che sostanzialmente è riferito allo smaltimento dei rifiuti derivanti dalla produzione a caldo, a chi giova? A che punto è il lavoro della commissione che deve individuare il miglior progetto per l'impianto inertizza-scorie?
Per quanto riguarda la vicenda che ha portato allo sciopero presso il reparto Pix, pur prendendo atto della risposta sindacale, non possiamo non porre in evidenza due elementi: la conseguenza drammatica dell'accordo sottoscritto al Mise tre anni fa e la miopia con cui si affrontano le trattative con l'azienda.
La fine della grande vertenza ha visto uscire vincente l'azienda, successo che si è ovviamente tramutato in condizioni di lavoro estremamente peggiorate in tutto lo stabilimento: organici ridotti all'osso che hanno portato ad un uso sconsiderato degli straordinari, tempi di produzione enormemente diminuiti, aumento delle sanzioni disciplinari.
Ma a tale tattica non si risponde in maniera adeguata: seppur ogni reparto ha delle specifiche tecniche ben definite, quello che si deve mettere in discussione è la condizione generale dello stabilimento.
Si apra quindi una vertenza unica e generale riguardante organici, tempi di lavoro, condizione lavorativa, in cui inserire anche le dinamiche ambientali perché i lavoratori sono dapprima cittadini. La separazione reparto per reparto, in un contesto generale di sofferenza, ha tre effetti strategici negativi: la mancanza di forza dell'azione sindacale, la messa in competizione dei lavoratori, una concezione non più unitaria dello stabilimento.
Questo dobbiamo impedirlo, la fabbrica non la si difende separando i lavoratori bensì tornando a ragionare di unità di classe, che difende il proprio posto di lavoro e l'ambiente in cui vive.
Per questo L’USB chiederà all'azienda l'accreditamento quale forza sindacale presente e rappresentativa dei lavoratori dell’AST, coerentemente al mandato ricevuto dagli stessi e, conseguentemente, la possibilità di partecipare ai tavoli con le altre organizzazioni sindacali che affronteranno le varie problematiche del sito.

La RSA USB di AST