USB presenta la propria piattaforma programmatica ai candidati a Sindaco della città di Terni
La forza e l'indipendenza dell'Unione Sindacale di Base al servizio di una nuova città.
Terni > 1 giugno 2018 - ore 16.00
Hotel Garden - Sala Garden
V.le D. Bramante, 4 Terni
Premessa
Queste elezioni amministrative arrivano dopo un decennio caratterizzato da una mala
gestione e da una miopia politica che hanno decretato il peggioramento, fino al collasso, della situazione debitoria del Comune di Terni.
La mancanza di una visione strategica e di prospettiva politica hanno fatto sì che la città sia sprofondata in una crisi che, prima ancora di essere economica, è morale.
Le continue logiche della politica legata a doppio filo ad interessi economici di parte, senza una reale visione alternativa, hanno prodotto un arretramento in termini di governo, gettando altresì le basi per un dissesto le cui conseguenze saranno pagate dai cittadini e dai lavoratori.
Il commissariamento della città, che proseguirà anche durante il periodo di governo,
permetterà ben pochi margini di manovra, ma questo non dovrà essere il pretesto per
politiche in cui speculazione, cessione e vendita di servizi pubblici, potranno trovare
albergo e asilo politico.
Da qui nasce l'esigenza della Federazione provinciale dell’USB del confronto con i
candidati sindaci, affinché dalla campagna elettorale e per tutto il mandato di governo
emergano elementi dialettici che possano andare nella direzione della rottura definitiva
con il passato, affermando pratiche che determinino un reale cambiamento non solo di
metodo ma anche di merito.
Non sfugge infatti a nessuno che è l'elemento di rottura quello che maggiormente dovrà caratterizzare il governo dei prossimi anni per il quale resta però l'incognita della sua declinazione politica.
Per l'USB Terni è prioritario parlare di cambiamento non solo in termini di forze di governo, ma soprattutto legando tale enunciazione ad un conseguente percorso amministrativo che dal contrasto alla logica dei vincoli di bilancio e di ripianamento del debito, sappia trasformare di nuovo la politica in strumento nelle mani della comunità, per la trasformazione della società e delle condizioni materiali ed immateriali dei cittadini.
Condizioni generali
La nostra città sta vivendo una crisi socio-economica che appare ormai strutturale; alle
politiche nefaste dei governi nazionali si sommano quelle perpetrate dalla giunta
dimissionata.
Il continuo processo di deindustrializzazione e di mancanza di investimenti economici e
politici, hanno prodotto un tasso di disoccupazione pari all'11,7% (2017) che, rispetto alla media nazionale fanno attestare Terni ad un +0,5%.
Analizzando i dati Istat, ci si rende conto dell'emergenza in cui è sprofondata la nostra
comunità, la cui fotografia conseguente è impietosa: il 9,9% di disoccupazione maschile, il 14% quella femminile con la disoccupazione giovanile che si attesta al 40,3%, e per la quale è fortemente interessata la fascia di età dai 14 ai 24 anni.
Il tessuto produttivo cittadino è completamente sfilacciato e senza prospettive, ed è
caratterizzato dalla chiusura di innumerevoli aziende. E’ per questo motivo che la crisi
lavorativa coincide con la crisi intera della città, che si ritrova così svuotata del suo ruolo storico di motore dello sviluppo della Regione e del Paese.
La fase attuale vive come conseguenza un vero e proprio collasso su cui la politica dovrà per forza di cosa intervenire. Come non notare che alla disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, si somma il fenomeno del lavoro fuori città, fenomeni pericolosi che rendono Terni periferia produttiva e la relegano ad essere città dormitorio, portandosi dietro tutti i problemi di natura sociale che ormai spesso caratterizzano fortemente, purtroppo, anche le campagne elettorali. Infatti, il tema scottante della sicurezza, su cui si intreccia la questione della gestione del fenomeno migratorio, è legato indissolubilmente alla precarizzazione delle condizioni lavorative e sociali. Non si può e non si deve dare una lettura pressappochista a questi fenomeni, che devono per forza di cose essere risolti con interventi strutturali volti da un lato all'integrazione e dall'altro alla stabilizzazione e all'inserimento lavorativo.
Questo è il secondo elemento di rottura: comprendere la natura di tali fasi storiche e
cercare di cambiarle in positivo, rafforzando quell’immagine di città solidale e aperta che ha da sempre caratterizzato in positivo la nostra città, senza perdere di vista la richiesta di sicurezza avanzata da tutta la cittadinanza.
Non dobbiamo cadere nelle logiche proto fasciste della segregazione e della repressione, che non risolvono assolutamente il problema, ma che hanno come risultato solo l'imbarbarimento sociale e la militarizzazione della città.
È ben visibile il fatto come la città stia perdendo la sua memoria e la sua identità di
comunità operaia e pertanto va ripensato completamente un nuovo modello di sviluppo in grado non solo di creare nuovi posti di lavoro, ma che sappia ricostruire una nuova identità cittadina in cui benessere sociale ed economico siano i pilastri dell'agire politico.
Crisi industriale
La crisi del comparto industriale e delle imprese ad esso collegate ha portato a chiusure di produzioni e quindi ad un impoverimento del tessuto produttivo.
Se per quanto riguarda l'Acciai Speciali Terni possiamo parlare di rischio depotenziamento, per le piccole e medie imprese come per le imprese individuali, artigiane e commerciali abbiamo assistito ad un progressivo processo di chiusura che ha progressivamente portato alla cancellazione dai ruoli della Camera di Commercio di ben 538 attività solo nella nostra provincia.
L'area di crisi complessa approvata e ratificata a fine febbraio scorso, ha messo sul piatto della riconversione, della bonifica e dello sviluppo industriale 612,5 milioni di euro di cui il 61% degli investimenti ricade nel settore manifatturiero, con un incremento previsto del 44% dell'occupazione. Oltre alle bonifiche, i settori coinvolti vanno dalla metallurgia alla chimica verde e all'agroalimentare. Ma, al netto dei progetti stanziati da industrie già presenti e dalle manifestazioni complessive di interesse, ancora nulla si è mosso.
Quello che perciò si profila non è un tentativo di rilancio produttivo e occupazionale, ma un provvedimento che avrà la funzione di ammortizzatore sociale, finalizzato alle imprese che assumono e formano solo in funzione della fruizione e della durata dei finanziamenti. Un film purtroppo già visto.
La nuova amministrazione dovrà pertanto lavorare, di concerto con i livelli regionali e
nazionali, all'apertura di una “vertenza Terni” su cui far convogliare il primo elemento di reale cambiamento: non costruire a tavolino operazioni politiche con la classe
imprenditoriale, che favoriscono solo operazioni speculative, ma costruire e ricostruire un tessuto produttivo e occupazionale ripartendo dai bisogni reali della comunità.
Dobbiamo oltremodo incentrare i nostri sforzi nella direzione della salvaguardia dei posti di lavoro. Anche su questo, urge sempre più una discontinuità con la vecchia logica politica.
Per questo, un’amministrazione di reale cambiamento sarà quella che produrrà, insieme ai corpi intermedi, le giuste battaglie politiche per difendere produzioni e posti di lavoro.
La vicenda della ex Novelli ci insegna molte cose e cioè che il tessuto produttivo è spesso oggetto di azioni speculative concertate con la politica e con una parte di sindacato connivente col potere politico.
Ecco un altro elemento di rottura molto importante: l'affrancamento dalle logiche
concertative e di connivenza con l'imprenditoria parassitaria, per un rilancio del
protagonismo dei lavoratori all'interno delle loro aziende.
Gli articoli 41-42 e soprattutto 43 della Costituzione Italiana parlano chiaro e su questo
solco bisogna agire: le aziende con un potenziale oggettivo e che sono vittime di azioni
speculative devono essere date in mano ai lavoratori, incentivandoli all’utilizzo egli
strumenti utili alla gestione diretta, nelle forme previste dal quadro normativo, che
sappiano garantire e rilanciare produzioni e occupazioni.
La nuova amministrazione, oltre che a incentivare, organizzare e difendere politicamente queste azioni, dovrà aiutare a trovare, coinvolgendo i livelli di governo regionale e nazionale ed anche gli istituti bancari, la copertura finanziaria per tali operazioni.
Politiche del lavoro
La nuova amministrazione comunale dovrà individuare nuove politiche volte alla
costruzione di nuove produzioni e di nuovi lavori ma, innanzitutto, va difeso il tessuto
produttivo già esistente, rafforzandolo.
Tutto ciò si può fare solo avendo in mente che i lavoratori sono la parte essenziale delle
imprese.
Necessita indubbiamente ripensare un nuovo rapporto con la classe imprenditoriale.
Serve una spinta di rinnovamento che dalla politica porti ad una nuova concezione del fare impresa, non legata ai soliti schemi parassitari e di sfruttamento della catena del valore che hanno caratterizzato la classe imprenditoriale ternana dal dopoguerra in poi.
L'impresa, oltre alle produzioni già esistenti, deve ripartire dai bisogni di questa città.
E’ necessario pertanto coinvolgere associazioni datoriali e sindacati, insieme alla nuova
amministrazione, in un tavolo cittadino di indagine e di inchiesta che sappia portare alla luce quali sono i segmenti produttivi che più si sposano con la struttura del territorio e con la visione strategica che si deve dare la città.
Nuove produzioni legate al turismo, alle bonifiche ambientali, all'agroalimentare, devono indubbiamente sposarsi con le produzioni storiche, sviluppando nuovi progetti avvalendosi anche degli aiuti economici forniti dall'Unione Europea.
Ma lo sviluppo di questo nuovo tessuto non deve essere demandato solo alla classe
imprenditoriale: il percorso di progettualità deve richiedere anche un nuovo protagonismo in cui far convogliare le nuove generazioni, per questo i finanziamenti e gli investimenti pubblici possono essere messi a disposizione della costruzione di imprese collettive che sappiano quindi oltrepassare la concezione dello sfruttamento di manodopera che, anche nel nostro territorio, è arrivato a livelli impensabili.
Così come è necessario intervenire con il governo regionale affinchè si riconosca la
necessità e l’urgenza di intervenire con scelte idonee a produrre un reale riequilibrio
territoriale tra il ternano ed il perugino, esigenza non frutto di sterile campalinismo, ma
ricondotta a situazioni e condizioni oggettive, a partire dalle difficoltà dei Centri per
l’impiego del ternano, fino alla controriforma che ha travolto la camera di Commercio di
Terni, entità entrambe che hanno un ruolo strategico e di coordinamento istituzionale per le politiche attive per il lavoro e lo sviluppo economico del nostro territorio.
Acciai Speciali Terni
La situazione in AST richiede un forte slancio politico.
La futura giunta dovrà mettere in campo, insieme ai governi regionale e nazionale,
un'azione tesa a proteggere l'interezza del sito produttivo, oltre alla salvaguardia delle
produzioni e del numero di occupati. La vendita di AST apre uno scenario che potrebbe
avere ripercussioni drammatiche per la più grande fabbrica ternana, strategica per tutto il Paese.
Sia la politica che le organizzazioni sindacali, non devono scadere nel paradigma
"ambiente o produzione". Il rispetto delle A.I.A. e l'impianto di inertizzazione delle scorie, sono la priorità d'azione su cui incentrare il rispetto e il vincolo da parte aziendale.
Una strategia pubblica di investimenti e di garanzia delle produzioni, dovrebbe essere in grado di garantire e semmai creare mercato per i prodotti che usciranno da tale impianto e per poter chiudere il cerchio dell'economia circolare e del riutilizzo dei materiali.
Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e promozione delle pari
opportunità e rappresentanza di genere nell’amministrazione comunale.
L’USB Terni crede fermamente che avere a cuore le politiche per una vera e concreta
“parità di genere”, possa costituire l’elemento indispensabile per realizzare anche il rilancio delle politiche integrate contro la violenza sulle donne, diventata una vera e propria piaga sociale e per la quale anche il nostro territorio non risulta essere indenne.
E’ necessario intervenire fattivamente nella contrattazione integrativa con scelte di ordine organizzativo e regolamentare, che possano garantire la reale possibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro per le donne, garantendo in tal modo una condizione concreta di pari opportunità, visto che il 72% delle ore di lavoro di cura della coppia con figli sono ancora svolte dalle madri.
La via maestra per cogliere questo obiettivo non può prescindere dal potenziamento dei
servizi educativi di base, che hanno costituito un fiore all’occhiello dell’amministrazione
comunale e che sono stati resi oggetto nelle ultime legislature di pesanti destrutturazioni, tagli, chiusure, che ne hanno determinato l’abbassamento del livello quali/quantitativo dei servizi erogati ai cittadini ed alle famiglie, determinando anche un significativo malessere e disagio degli operatori impegnati in questi servizi, caratterizzati anche da precariato storico.
L’agenda politica deve quindi mirare ad affrontare con determinazione le sfide e le
complessità del nostro tempo, auspicando nuove forme di convivenza e cittadinanza più eque e più partecipate. A questo scopo diventa prioritario mettere in atto politiche ed azioni positive rivolte a promuovere l’attuazione delle pari opportunità o rimuovere gli ostacoli che si frappongono ad esse. Favorire politiche di genere che sostengano azioni culturali che, nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze di genere mirino al riequilibrio tra i ruoli nella famiglia e nella società, in modo tale da garantire il principio di pari opportunità negli studi, nella carriera e nella vita politica e sociale. Siamo purtroppo ancora lontani dalla piena realizzazione del cambiamento culturale che è necessario affinché alla donna sia assegnato un ruolo che non sia subalterno.
In concreto l’amministrazione comunale ha a disposizione diversi strumenti che diventano necessari per il perseguimento di tali obiettivi e che pertanto dovranno essere messi in campo:
-istituzione di una commissione consiliare per le pari opportunità con la finalità di
realizzare progetti ed interventi diversificati volti al superamento di stereotipi
culturali, che sono ancora fortemente radicati nella nostra società e che
rappresentano causa di discriminazione e disuguaglianza fra donne e uomini e per
valorizzare le differenze tra i generi, mettendo al centro dell’attenzione politica la
dimensione dell’interdipendenza che esclude la violenza e il senso individualistico
dei rapporti umani e sociali. I soggetti impegnati nel governo del territorio debbono
necessariamente leggere con uno nuovo sguardo le relazioni, partendo
dall’esperienza della dipendenza reciproca che, anche se dovrebbe essere
fondamento della democrazia, non si è riuscita a tradurre in metodi di governo.
-istituzione di un tavolo comunale per le politiche di genere con funzioni propositive
e consultive a supporto dell’attività dell’Amministrazione e presieduto dalla
Commissione consiliare per le pari opportunità, per favorire e sostenere la piena
integrazione delle donne nella vita politica, economica e sociale e culturale cittadina
attraverso processi partecipativi. Il tavolo dovrà essere costituito da rappresentanti
femminili di ogni Ente ed Istituzione operante nel territorio, assemblee degli
studenti, associazioni di categoria e ordini professionali, organizzazioni sindacali,
associazioni e gruppi operanti nel territorio. Il Tavolo diventa uno strumento di
analisi ed approfondimento in cui la valorizzazione delle differenze di genere
diventa primario nella costruzione delle politiche locali.
Riteniamo utile anche l’introduzione “del bilancio di genere” che deve accompagnare il
documento annuale di Relazione sulla performance che l’amministrazione comunale deve adottare. Un percorso che dovrebbe partire da un approccio partecipativo rivolto, da un lato ad una valutazione interna all’ente, dall’altro alla partecipazione attiva degli
stakeholders, con l’obiettivo di orientare in maniera efficace la programmazione dei servizi in ottica di genere.
Il nostro sindacato ha anche a cuore l’accesso paritario nelle sedi istituzionali e nei diversi centri decisionali della macchina comunale da parte delle donne, per le quali troppo pesa una discriminazione all’accesso alle carriere, che le danneggia in termini di riconoscimento professionale e salariale.
Il Bilancio Partecipativo
L’USB Terni crede nella reale possibilità di partecipazione e condivisione democratica alle scelte amministrative, tramite la pratica del c.d. “Bilancio Partecipativo”, strumento idoneo a promuovere la partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche locali, e in particolare, al bilancio preventivo dell’ente cioè alla previsione di spesa e agli investimenti pianificati dall’amministrazione.
Si può parlare di Bilancio Partecipativo quando su un territorio viene praticato un percorso di dialogo sociale che tocca il ‘cuore’ economico/finanziario dell’amministrazione, puntando a costruire forti legami tra istituzioni ed abitanti, e contemporaneamente solidi legami tra i cittadini e le loro organizzazioni sociali.
Il Bilancio Partecipativo può essere inteso come uno strumento propedeutico e di supporto alla redazione e predisposizione del bilancio preventivo, e rappresenta inoltre uno strumento di ascolto, relazione e comunicazione, perché permette ai cittadini di presentare le loro necessità ed esporre le problematiche locali, di valutare le spese previste nel bilancio e l’operato dell’Ente, di indirizzare le scelte dell’amministrazione sugli interventi pubblici da realizzare o i servizi da implementare o migliorare.
I cittadini in tal modo possono partecipare alla previsione di investimento, influenzare le scelte e priorità politiche e quindi “decidere” attivamente le politiche future.
Il Bilancio Partecipativo è anche uno strumento di “rendicontazione sociale”, perché
prevede momenti e materiale di informazione rivolti alla cittadinanza, riguardanti l’operato dell’Ente, gli investimenti fatti e gli interventi previsti. E’ un esempio pratico di democrazia partecipativa e diretta, e ne diventa uno strumento indispensabile, dato che l’attuabilità di politiche e la fattibilità di interventi sul territorio sono determinati dalla copertura finanziaria e dalla possibilità di effettuare investimenti economici, superando le tradizionali forme solo ‘consultive’ e creando un ponte tra democrazia diretta e quella rappresentativa.
In sintesi i principali obiettivi che il bilancio partecipativo deve perseguire sono:
- facilitare il confronto con la cittadinanza e promuovere scelte e decisioni condivise,
riducendo in tal modo anche i conflitti
- rispondere in modo più efficace, alle necessità dei cittadini, e assicurare una maggiore corrispondenza tra bisogni da soddisfare e risorse disponibili
- coinvolgere i cittadini nel processo della gestione pubblica, attraverso forme di
democrazia diretta
- ricostruire un rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini
Le valutazioni e le proposte dei cittadini dovrebbero a nostro avviso riguardare in
particolare quella parte del budget dell’Ente che interessa direttamente la cittadinanza,
come per esempio i trasporti locali o le politiche culturali e sociali.
Il Comune potrebbe anche prevedere di coinvolgere i giovani e di chiedere loro di
avanzare proposte su come investire parte delle risorse comunali, oppure coinvolgere gli abitanti di una certa zona del comune nelle decisioni di investimenti destinati a quell’area cittadina.
Il processo partecipativo al bilancio pubblico dovrà essere regolamentato, per evitare che la promozione del processo partecipativo rimanga un impegno elettorale annunciato che non viene poi realmente realizzato, trasformandosi come spesso accade da strumento di partecipazione e democrazia diretta a strumento di propaganda politica.
Municipalizzate e servizi pubblici
L’ USB Terni è fortemente contraria a qualsiasi modo monetaristico di amministrare le
società e i servizi pubblici e denuncia l’assenza di confronto e di progetto complessivo in un quadro regionale e nazionale pieno di criticità nel settore.
L’USB Terni chiederà chiarezza sui temi della gestione dei servizi pubblici e delle
partecipate del Comune di Terni e ribadisce fin da ora che si opporrà fermamente a
qualsiasi riorganizzazione/privatizzazione, soprattutto di ASM, che abbia esclusivamente una finalità economica e non di valorizzazione degli addetti e di miglioramento dei servizi,
che vada esclusivamente a vantaggio delle casse comunali disastrate (non certo per colpa di ASM e dei suoi lavoratori i quali non trarranno certo benefici da una privatizzazione) o di qualche privato del settore. Una logica che siamo pronti a rigettare e contrastare anche con il conflitto sindacale e che risponderebbe a logiche poco trasparenti o dalle finalità non certo di pubblico interesse.
Saremo invece ben felici di poter discutere dentro il riassetto del piano regionale dei rifiuti, anche alla luce delle "performance" ottenute dalle attuali aziende miste con partecipazione del socio privato. E’ urgente ragionare assieme su quali potrebbero essere gli interventi seri ed efficaci per dare ad Asm e Umbria Energy un futuro stabile.
Come sempre, l’USB Terni è pronta e disponibile a confrontarsi con chi si vuole misurare nel rispetto delle parti e di un profilo democratico e trasparente. Contrasteremo comunque coloro i quali proporranno ricette precostituite, basate su interessi che sono di gran lunga distanti dall'interesse pubblico e dei lavoratori.
Auspicando che si apra un vero confronto, vogliamo da subito porre all’attenzione dei
cittadini e degli Amministratori pubblici alcune considerazioni:
- le aziende come ASM erogano servizi fondamentali, non eventuali, necessari per la
collettività, che sono, a tutti gli effetti, un pezzo di welfare locale che storicamente si
è costruito e rafforzato sul territorio;
- in quanto servizi fondamentali (potremmo usare il termine "essenziali"), essi sono
comunque a "domanda garantita" e quindi un ottimo investimento per un qualsiasi
soggetto che voglia ricavarne profitto;
- se andassimo a verificare l'andamento economico delle "4 sorelle pubbliche quotate
in borsa (Iren, A2A, Hera ed Acea)" negli ultimi anni, potremmo verificare che il
quadro che emerge rispetto alla distribuzione dei dividendi e degli utili, chiarisce
ogni dubbio sulla vera finalità delle grandi aziende quotate. La loro vocazione non è
produrre servizi pubblici, ma distribuire dividendi ai soci pubblici e privati, i primi
(come il Comune di Terni) in cerca di risorse per far fronte alle difficoltà di bilancio, i
secondi in cerca di profitti. I dati ufficiali dimostrano che le quotate in borsa stanno
dentro "l'economia del debito" nel senso che, anche per garantire una quota
significativa di dividendi, si indebitano scaricando sulle generazioni future i risultati
di oggi.
Riteniamo che le scelte della passata proprietà siano state scorrette nei confronti dei
lavoratori di ASM e dei cittadini ternani, in quanto non forniscono certezze per il futuro, e riducono l’Azienda ad un vero e proprio “bancomat” o istituto di credito per facile
autofinanziamento, facendola volontariamente indebitare con le banche. Una situazione
ben lontana dal famigerato “piano industriale e risanamento”, tutto basato sui sacrifici
dell’azienda e senza chiarezza rispetto ai destinatari del beneficio ed alle prospettive
occupazionali e di stabilità dei servizi per lavoratori ed utenti.
L’USB Terni quindi fa da subito appello al prossimo Sindaco di Terni ed al Consiglio
Comunale, cioè la proprietà, affinché siano riviste le scelte e l’orientamento strategico
scritto dalla precedente Giunta, aprendosi ad un confronto inclusivo, reale e costruttivo, scongiurando da subito la vendita e/o privatizzazione, per un vero rilancio di un’azienda strategica per il territorio comunale, e non solo, e che dovrebbe essere considerata “bene comune” per tutti e non solo per qualcuno.
Esternalizzazioni e Codice “etico” per gli appalti
L’USB Terni non condivide le scelte che, progressivamente, hanno determinato
l’esternalizzazione di parte di servizi pubblici propri dell’amministrazione comunale, ad
iniziare dai servizi educativi e socio-assistenziali, che necessitano di una gestione diretta a garanzia della generalità ed universalità degli stessi, servizi che vanno garantiti in primis in favore delle classi sociali più deboli e svantaggiate del territorio, che vanno sostenute anche con politiche di sostegno al reddito.
Una possibile gestione “integrata” con soggetti terzi dei servizi socio-sanitari ed
assistenziali, messa in campo per sopperire alle possibili carenze degli organici e/o delle specifiche professionalità interne, deve comunque garantire la regia e la governance piena del Comune, che deve dettare le politiche, i programmi e progetti e garantirne la trasparenza, legalità ed equità all’accesso degli utenti beneficiari.
Lo strumento dell’appalto di servizi a terzi, dovrebbe quindi assumere in via generale un carattere straordinario, nel quadro disciplinato dal nuovo codice degli appalti e prevedere, ovviamente, l’inserimento obbligatorio della c.d. clausola sociale di salvaguardia.
Proprio per sopperire alle carenze dettate dalla regolamentazione della clausola sociale di salvaguardia, così come recentemente disciplinata nelle linee guida dell’ANAC ed oggetto di recenti sentenze, che determinano il forte sbilanciamento di interessi verso il mercato e le realtà economico-produttive, a danno esclusivo delle condizioni salariali ed
occupazionali dei lavoratori, sarà necessario adottare un vero e proprio “Codice etico per gli appalti”, nel quale stabilire alcuni punti guida tecnici di base da introdurre nei capitolati e gare, a partire dal mantenimento del personale già impiegato sull’appalto con la previsione dell’intervento sostitutivo dell’ente in caso di inadempienze contrattuali.
Il principio che l’USB rigetta del “massimo ribasso” per le gare, che sempre più spesso
produce condizioni insostenibili per i lavoratori che subentrano nell’appalto, per i quali si determinano condizioni inaccettabili di trattamento salariale, di organizzazione del lavoro ed occupazionali, dovrà essere arginato e regolamentato in modo stringente dal “Codice etico” che la nuova amministrazione dovrebbe a nostro avviso adottare, volto anche alla garanzia di un salario minimo adeguato a garantire la sussistenza individuale e familiare dei lavoratori oggetto dell’appalto e per la copertura del quale l’amministrazione dovrebbe costituire apposito fondo di solidarietà.
Pubblico impiego
L’ USB è da sempre in prima fila contro l’attacco vergognoso perpetrato in questo
decennio nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del Pubblico Impiego, sin dalla
promulgazione della famigerata Legge Brunetta, che aveva tutt’altro obiettivo rispetto a quello di una riforma, tanto auspicata quanto necessaria, della pubblica amministrazione e del sistema dei servizi pubblici.
Da subito incasellammo quegli interventi di legge, preceduti ed accompagnati dall’avvio di una dura campagna mediatica di denigrazione del settore e dei suoi addetti, come utili allo smantellamento dei servizi pubblici e preparatori all’avanzata di un sistema privato sempre più famelico nei confronti di servizi necessari ai cittadini, per i quali si intravedeva il facile guadagno, a scapito dell’efficienza e dell’universalità degli stessi.
Questo approccio ideologico si è rivelato fallimentare ed ancora oggi produce maggiore
spesa pubblica, corruzione ed infiltrazioni mafiose che stanno danneggiando in modo che temiamo possa essere irrecuperabile il profilo di utilità generale ed universalità che fa di ogni servizio pubblico un tassello importante della nostra costituzione, per il pieno
riconoscimento dei diritti di cittadinanza.
I tagli lineari ed indiscriminati praticati per oltre 10 anni al sistema dei pubblici servizi,
hanno continuato a drenare risorse verso partite di bilancio dello Stato a nostro avviso
molto meno nobili ed hanno assegnato il colpo di grazia al sistema pubblico che ne ha
sofferto pesantemente in termini di qualità, quantità ed efficienza dei servizi, a partire da quelli socio-sanitari.
In particolare il sistema delle autonomie locali è stato interessato anche da “controriforme”
sbagliate ed improduttive in termini di contenimento della spesa pubblica: basti pensare alla c.d. riforma Delrio che ha travolto le Province e Città Metropolitane, che ancora soffrono dei prelievi forzosi imposti dalle politiche di governo, con conseguenze
pesantissime sulla possibilità di poter erogare servizi essenziali, quali la manutenzione
ordinaria e straordinaria della viabilità, gli interventi di edilizia scolastica, la vigilanza
ambientale ed altri.
Una politica, quella dei tagli lineari, che ha segnato negativamente la sostenibilità di
bilancio di diverse amministrazioni del sistema delle autonomie locali ed anche diversi
Comuni costretti a fare i conti con i disavanzi di bilancio ed amministrazione controllata.
Anche il Comune di Terni rientra effettivamente in un quadro di gestione complessiva di
forte criticità per i motivi sopra detti, ma riteniamo però che la condizione di dissesto si sia determinata anche per le scelte politiche sbagliate, il tenace negazionismo ostentato rispetto all’accettazione di una realtà di difficoltà ormai cronicizzata ed anche l’opacità della gestione in alcune partite fondamentali che, non a caso, sono oggetto delle indagini della Magistratura.
L’USB Terni ritiene urgente e necessario intervenire per la riorganizzazione della macchina amministrativa comunale, a partire dall’organizzazione interna del personale del Comune di Terni, per ridisegnare un ente dove i lavoratori possano ritrovare quella possibilità di lavorare con serenità e non come accade oggi, tra mille insicurezze in ambienti inidonei, tra precarietà e carichi di lavoro spesso disequilibrati.
Per questo è necessario riformare un modello organizzativo che si è dimostrato
fallimentare in ogni sua sfaccettatura, a partire dalla gestione della Dirigenza a quella delle Posizioni Organizzative.
È assolutamente indispensabile quindi rivedere la dotazione organica, studiando e
cercando ogni mezzo utile per azzerare il lavoro precario che ad oggi è uno strumento
abusato nei Servizi Educativi Comunali.
Non è più rinviabile ridefinire i carichi di lavoro in maniera equilibrata ed oggettiva, anche alla luce delle gravi carenze di personale derivanti dal blocco delle assunzioni imposto da più di un decennio, blocco che graverà ancora sulla struttura comunale stante la condizione di dissesto finanziario ed in assenza di specifiche norme di legge e che ha portato ad una diminuzione di personale di oltre 150 unità e ad un innalzamento dell’età media della dotazione organica che ad oggi si assesta intorno ai 55 anni.
Per l’USB Terni è indispensabile lavorare per ricostruire il senso di appartenenza dei
lavoratori all’amministrazione e la dignità e strategicità del ruolo di erogatori di servizi
pubblici, per la collettività tutta, attraverso un coinvolgimento più diretto dei lavoratori alle scelte organizzative dell’amministrazione, dei servizi e con una rinnovata possibilità di vedersi riconoscere il merito e le competenze acquisite.
Il contratto nazionale per le Funzioni Locali mette a disposizione la possibilità di strumenti di valorizzazione del personale, anche sul versante dell’organizzazione dei servizi, strumenti che troppo spesso, anche dentro il Comune di Terni, sono stati piegati a distruttive logiche clientelari.
Esiste la possibilità di motivare ed implementare un vero e proprio bacino per un ricambio dirigenziale che si prospetta sempre più necessario, non solo a causa dei numerosi pensionamenti, ma anche e soprattutto per la perdita di quelle professionalità utili a dirigere importanti servizi, professionalità che siamo certi esistono all’interno della stessa amministrazione.
Non più quindi l’applicazione della meritocrazia, (sino ad oggi concetto distorto dal suo
reale significato), attraverso una remunerazione aggiuntiva che per il suo ammontare è
apparsa oltretutto quasi sempre umiliante, ma l’avvio di pratiche idonee a misurare e
riconoscere il vero arricchimento professionale che potrebbe avvenire, come dicevamo,
attraverso istituti contrattuali idonei a riconoscere e valorizzare la professionalità interna all’Ente.
L’USB Terni infine, ritiene irrinunciabile applicare un serio programma di formazione
continua del personale di ogni Direzione, unica strada percorribile, (oltre naturalmente alla disponibilità di mezzi e tecnologie moderne), per l’erogazione di servizi all’avanguardia, non solo utili all’innalzamento del livello di fruibilità e di risposta per i cittadini, ma che potrebbe anche generare importanti risparmi, fornendo una nuova visione dei servizi comunali più vicina alle necessità ed ai bisogni dei cittadini e delle imprese, che potrebbero trarre maggiori vantaggi per la loro attività, dando nuova spinta ad un livello occupazionale mai così basso nel nostro territorio.
Crediamo inoltre sia assolutamente necessario procedere ad un percorso di
reinternalizzazione di alcuni importanti servizi, primo tra tutti quello della gestione delle
contravvenzioni al Codice della Strada, e a monitorare attraverso minuziosi controlli, quei servizi che ad oggi sono gestiti da privati, a partire dalle Scuole e dai Centri per l’Infanzia, fino ad arrivare alla gestione e manutenzione del verde, del patrimonio boschivo, dal quale si potrebbero ricavare importanti risorse economiche e di implementazione dell’offerta turistica.
Politiche sociali
Le politiche sociali sono da sempre il carattere distintivo di un'amministrazione pubblica e in questa fase di dissesto economico e di commissariamento, rischiano di essere l'anello debole su cui andranno a ricadere le scelte politiche di risanamento del debito.
La realtà socio economica della comunità locale è inoltre in netto peggioramento e la
popolazione immigrata, che vive nei quartieri periferici ed in maniera il più delle volte
marginalizzata, crea le condizioni per una involuzione politica e morale.
Per questo motivo crediamo necessiti con estrema urgenza un piano cittadino per il
welfare, che agisca soprattutto nelle aree con maggior degrado e che sappia partire dai
bisogni reali dei cittadini. Tale piano andrà strutturato anche con il supporto delle
assemblee di quartiere e dei relativi consigli, in collaborazione anche con l’ASL e la AFM.
Politiche abitative e lotta alla marginalità
Un’amministrazione seria e responsabile, che sappia agire per il bene della comunità,
deve innanzitutto operare affinchè si creino le condizioni di piena fruizione del diritto
all'abitare. Per questo crediamo opportuno che si avvii fin da subito una politica volta al
blocco degli sfratti contro morosità incolpevoli.
Per poter ottenere più risorse, si dovrà dar luogo ad una campagna per l’emersione degli affitti in nero.
E’ altresì necessario adoperarsi per un censimento degli immobili sfitti, prevedendo un
patto sociale con i proprietari di immobili per l’applicazione dei contratti a canone
concordato, pena l’aumento della tassazione.
Per questo motivo si può anche valutare la possibilità, nel quadro legislativo vigente, della requisizione degli stessi per favorire la piena fruibilità del diritto costituzionale all’abitare.
L’USB Terni ritiene inoltre indispensabile procedere con la riqualificazione del patrimonio immobiliare degli enti pubblici, individuando nuove aree PEEP e PAIP e, per il futuro, definendo e predisponendo un piano che permetta al Comune di acquisire almeno un alloggio per ogni nuova palazzina costruita non adibita ad uso personale.
Non sfuggono ad USB Terni le difficoltà di attuazione dei punti sopra espressi, ma
riteniamo che impostare l’azione di governo della città, non solo per sanare le difficoltà
economiche esistenti, ma cercando sin da subito di guardare anche al futuro, sia il mezzo migliore per percorrere una strada sicuramente irta di ostacoli, ma che potrebbe
rappresentare il vero rilancio della città in ogni campo, a patto che si conosca non solo il punto di partenza, ma anche e soprattutto il punto che si vuole traguardare.
LA FEDERAZIONE PROVINCIALE USB – TERNI