VERTENZA AST USB: CHE L’UNITARIETA’ SINDACALE NON SIA UNA BANDIERA DA SVENTOLARE

Terni -

L'incontro che si è tenuto mercoledì scorso in Regione con i Sindacati, si è concluso con la richiesta di incontro al MISE per la verifica dello stato di attuazione dell'accordo del giugno 2019, che andrà in scadenza a settembre 2020. L’USB ha ribadito al governo regionale la propria valutazione sulla stato di applicazione dell'accordo, la preoccupazione per l’importazione delle bramme indonesiane che, se dovessero aumentare, determinerebbero una ristrutturazione dei processi produttivi con relativi esuberi ma, soprattutto, abbiamo esternato quali dovrebbero essere a nostro avviso le basi del prossimo piano industriale per il periodo 2020-2024 per il sito di Terni.

Le logiche della riorganizzazione mondiale delle produzioni industriali, i dati negativi sulla produzione tedesca che vede registrare un -6,8%, la situazione finanziaria di TK con un debito che va dai 10 ai 14 miliardi, le dichiarazioni della CEO MERZ che parla di ristrutturazioni e di 6000 mila esuberi, impongono al Governo nazionale e a quello regionale un cambio di passo mai registrato nei passati governi.

Lo abbiamo ribadito alla Presidente della Regione e lo ribadiremo al Ministero dello Sviluppo Economico: o si sta con i lavoratori in difesa di un sito strategico o si sta con le logiche finanziarie e non industriali degli azionisti TK.  Oggi come non mai, la sopravvivenza dell'Umbria del sud è legata alla “fabbrica” che deve ritornare a coniugare produzione, alti salari ed ambiente.

Nella malaugurata ipotesi di un ulteriore ridimensionamento del sito e contestuale perdita di ricchezza e di prospettive, con un ridimensionamento della popolazione attiva, verrebbero a mancare le condizioni minime che hanno portato alla nascita della Regione Umbria già pericolosamente sbilanciata, sia in termini di popolazione sia in termini di ricchezza territoriale.

I dati sulla disoccupazione della provincia ternana, dovrebbero essere già abbastanza chiari per rappresentare il rischio che sta correndo il nostro territorio. 

Per scongiurare che questo avvenga, come più volte ripetuto, ognuno deve giocare il proprio ruolo. Per rendere il nostro territorio competitivo non sono sufficienti gli investimenti pubblici nelle sempre citate infrastrutture, la bretella di San Carlo e la Terni Civitavecchia, ma occorre chiamare in causa la proprietà, ribadendo la necessità di investimenti in ricerca e sviluppo che portino alla produzioni di acciai speciali da poter installare nelle auto elettriche, ad esempio. E’ necessario mantenere le due linee di colata, non solo per il mero tentativo di difesa occupazionale, ma per garantire il minimo necessario per la produzione del mix di acciaio, che va dall'inossidabile fino ai fucinati. Grazie agli investimenti fatti nel 2007-2008 SDF sta infatti ottenendo ottimi risultati, sia economici sia dal punto di vista qualitativo, che stanno permettendo l'inserimento in fette di mercato nuove.

USB non ritiene più rinviabili gli investimenti sulla parte a freddo, che abbiano come obiettivo l'aumento del laminato a freddo, incrementando le 500 mila tonnellate di LAF.

Viste le stime di aumento del consumo di acciaio mondiali, vanno attuata politiche commerciali che permettano di penetrare in mercati diversi da quelli che attualmente vengono serviti, in grado di rimpiazzare il drastico calo della produzione di auto tedesche, mettendo in crisi il comparto automotive.

Il nuovo piano industriale dovrà inoltre prevedere la stabilizzazione dei lavoratori interinali, assunzioni in grado di sopperire oramai alle annose carenze di personale, soprattutto su alcune aree produttive, dove carichi di lavoro eccessivi, l’impossibilità di usufruire delle ferie, stanno mettendo a dura prova i lavoratori.

L’USB ritiene inaccettabili le continue richieste aziendali di sacrifici da parte dei lavoratori, come richiesti ad esempio dall'accordo sulla polifunzionalità, elemento già da tempo presente nei reparti e mai riconosciuto economicamente, così come riteniamo inaccettabili le continue richieste di esternalizzazioni di parte dei processi produttivi. Assumendoci tutte le responsabilità, abbiamo sottoscritto l'accordo di giugno 2019, che parzialmente ha fornito risposte ad alcune delle priorità da noi evidenziate, quali la stabilizzazione di una parte degli interinali a fronte delle fuoriuscite volontarie degli impiegati, gli investimenti ambientali, tant’è  che nell'ultimo incontro il Direttore di stabilimento Ing. Calderini ha ribadito l'imminenza  della partenza del recupero scorie, risolvendo in parte il problema delle polveri sottili.

Queste sono le basi che USB metterà nella discussione, che dovrà coinvolgere le segreterie territoriali e le RSU di stabilimento, in modo che si possa prima possibile trovare la sintesi per una piattaforma da sottoporre ai lavoratori e dalla quale poter ripartire per riprenderci quello che in passato ci è stato tolto. Auspichiamo che l'unità sindacale possa essere l'elemento di forza in difesa dei lavoratori in questa vertenza e non la bandierina da sventolare.

                                                                                                                      La Federazione USB e la RAB AST